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Il Museo Civico

Il 7 dicembre del 2013 viene inaugurato il Museo dedicato all’artista Lorenzo Ferri (1902-1975) che fu uno scultore, pittore, restauratore, sindonologo e educatore italiano.

Il Museo è composto dalla sezione museale ovvero l’ex ospedale Mattei e dalla sezione distaccata ovvero l’ex convento degli agostiniani.
Le due sedi accolgono una raccolta di opere donate dagli eredi dell’artista al comune di Cave.
Le opere all’interno della sezione museale sono disposte in ordine cronologico, per offrire al visitatore una visione del percorso dell’artista a 360°.

Lorenzo Ferri (1902-1975)

Scultore, nonché pittore, medaglista e studioso della Sindone, figlio di Ernesto Ferri (1869-1938) e di Ersilia Ricchi (1870-1953), terzogenito dopo Cesare (1884-1979) e Amleto (1900-1980), quando la famiglia si trasferisce a Roma nel 1913, appena quattordicenne diventa l’unico allievo dello scultore Giuseppe Fallani, restauratore dei Sacri Palazzi Pontifici. Frequenta (1919-1920) la Scuola d’arte ornamentale San Giacomo, maestri Antonino Calcagnadoro e Ermenegildo Luppi.

Nel 1921 si diploma all’Istituto di Belle Arti di Roma e crea la prima statua, Angelina. Frequenta un coltissimo missionario, il cugino Padre Giovanni Genocchi, dal quale apprende l’amore per Michelangelo. Partecipa al concorso per il monumento a Goffredo Mameli a Genova nel 1924[4] ed è aiuto di Angelo Zanelli per un breve periodo; l’anno dopo partecipa al concorso per il monumento ai Caduti di Mercato Saraceno. Vince il pensionato (1925-1926) alla Scuola della Zecca di Roma, studia bassorilievo e medaglia con Giuseppe Romagnoli. Dal 1926 al 1929 è in Argentina, a Buenos Aires, dove espone nella galleria Amigos del Arte, collabora con l’architetto Mario Palanti, vince il primo premio Exposición de Artes Aplicadas e Industriales con il bassorilievo «Leggenda di Orfeo». Realizza alcuni busti: Giovanni Zirardini, notaio Esteban Benza, Felipe Cortesi – il Nunzio apostolico di Buenos Aires, Orante.

Tornato a Roma insegna nella scuola pubblica e alla serale nell’Oratorio di San Pietro fondato da Mons. F. Borgongini Duca, e frequenta l’ambiente colto e stimolante dei sacerdoti che ruotano attorno all’Oratorio. Nel 1929, inizia a studiare la Sindone di Torino su impulso di Mons. G. Barbetta e del cardinale Alexis-Henri-Marie Lépicier (di cui esegue il busto). Apre un suo studio, fucina di giovani talenti, dove si formano Alfredo Romagnoli, Fulvio Carletti, Alberto C. Carpiceci, Armando Palamaro, Athos Marri.

Dal 1935 al 1939 si trasferisce a insegnare a Bengasi (Libia), dove nel 1938 espone numerose opere alla Mostra interprovinciale. Esegue la ricostruzione del Cenacolo di Leonardo da Vinci per il refettorio della Cattedrale, punto di partenza per lo studio approfondito dell’opera e dell’artista. Le opere realizzate a Bengasi: la Pietà di Barce, il Volto della Patria nel Liceo, l’altorilievo continuo sulla Storia del fascismo in casa Tonini, si presumono distrutte. Collabora al quindicinale culturale Perseo, diretto da A.F. Della Porta nel 1939 con una serie di articoli sull’arte.

Trasferito a Salerno, nel 1940 esegue gli affreschi della Chiesa del Corpo di Cristo a Nocera e altre opere a Pagani e a Salerno. Partecipa alla Triennale d’Oltremare (maggio 1940) a Napoli. Distaccato nel 1941 alla Sovrintendenza di Salerno e Potenza, effettua rilievi, collabora al restauro e alla ricostruzione di alcuni edifici nelle zone archeologiche. Esegue la statua Estremo Addio. Nel 1942 collabora con Ernesto Vergara Caffarelli al restauro del Laocoonte (Musei Vaticani). Dal 1943 a Roma, per la Sovrintendenza ai monumenti di Roma collabora al restauro della Basilica di San Lorenzo fuori le mura, bombardata.

Nel 1946 torna a insegnare nella scuola pubblica. Nel 1947 dopo aver vinto il concorso, esegue il Presepio Monumentale (otto grandi statue in gesso) per i Padri Pallottini. Nel 1948 è finalista al concorso per le Porte bronzee della Basilica Vaticana ed esegue un bozzetto per il II grado. Nel 1949 esegue l’affresco absidale “La Pietà e i sette santi fondatori” nella Chiesa S. Giuliana Falconieri di Roma, per la quale in seguito esegue anche la Madonna in ceramica, Via Crucis e Tabernacolo.

Invitato al Primo Convegno Internazionale di studio della Sacra Sindone di Roma nel 1950, presenta il materiale artistico e scientifico risultato dai suoi studi, conosce e frequenta i maggiori sindonologi. Nel 1952 è ricevuto in udienza privata da Papa Pio XII, al quale presenta il volto di Gesù Cristo ricostruito dalla Sindone. Nel 1954 esegue per il Comune di Roma il busto bronzeo di Trilussa. Esegue in marmo la statua della Madonna Regina, per l’Istituto S. Giuseppe di Cluny a Parigi. Nel 1957 esegue “Cristo Alfa Omega”, bassorilievo in travertino per il cimitero monumentale del Verano. Nel 1958 esegue il bassorilievo “Ecce Homo” per la piazza San Francesco di Assisi a Roma. Nella valle reatina realizza: a Poggio Bustone un San Francesco in travertino (1955); a S. Maria della Foresta il gruppo di cinque statue di “San Francesco che declama il Cantico delle Creature” in travertino (1960); a Greccio l’Immacolata in ceramica nell’abside (1965-1966). Esegue il busto in marmo di G. Giolitti al Pincio (1959) e la statua dell’Immacolata ad Aquino. Realizza (1960-1963) per il Santuario di Knock (Irlanda) il grande gruppo marmoreo dell’apparizione della Madonna, San Giuseppe e San Giovanni.

Tra il 1963 e il 1965 esegue la porta in bronzo per il Sacrario di Giakarta (Indonesia) e 9 statue (Angelina, La vergine ritrosa, L’Attesa, La Sposa, il Paggio, Estremo Addio) in bronzo e marmo per il museo della stessa città. Del 1964 è la Pietà, bassorilievo per l’ospedale di Mercato Saraceno. Nel 1965 esegue 3 grandi pannelli in mosaico: “Cristo sullo sfondo dell’Africa”, “La Madonna e S. Giuseppe” e 10 vetrate della Chiesa dei Missionari Comboniani a Roma. In questi anni esegue busti per le scuole: Virgilio, G. Verdi, E. Q. Visconti, C. Petrocchi, A. Rosmini, L. Manara.

Nel 1967 per il museo di Sperlonga identifica alcuni frammenti fondamentali e ricostruisce la testa del” Polifemo”, ricostruisce la posizione della gamba e il piede destro della figura. Nel 1968 inizia la porta bronzea per la Chiesa collegiata di S. Maria Assunta a Cave (RM), dedicata alla Madonna (presentata al Papa Paolo VI nel 1970 e inaugurata nel 1972).

Accademico Tiberino, esegue la medaglia per il centenario di Roma capitale. Intanto porta a termine, per il Comune di Roma, la grande statua in marmo bianco di Carrara del Cristo Redentore nel Cimitero Flaminio. Avendo già realizzato un monumento ai caduti a Nepi, esegue nel 1974 per il Comune di Monterotondo il monumento al Partigiano Edmondo Riva (inaugurato nel 1982) e il Crocifisso dilaniato.

Gli studi sulla Sindone proseguono da più di quarant’anni, ripresi da giornali, pubblicazioni e servizi televisivi; continua la “Ricostruzione al vero del corpo dell’Uomo della Sindone” cui lavora fino all’ultimo giorno, mentre prepara una grande Mostra sulla Sindone da tenersi all’Oratorio del Caravita per l’Anno Santo.

Lorenzo Ferri muore a Roma il 25 febbraio 1975, stroncato da un infarto nel pieno dell’attività. Le sue ceneri riposano ai piedi della maestosa statua del Cristo Redentore. Molte delle sue opere sono custodite nel Museo Civico Lorenzo Ferri a Cave (RM) visitabile nel Palazzetto Mattei e nell’ex Convento Agostiniano. Il museo accoglie le opere originali donate nel 1981 dagli Eredi Ferri al Comune di Cave.

Lorenzo Ferri

Non solo si doveva bilanciare lo slancio verticale della magnifica chiesa barca, ma anche la piattaforma a tre metri dal piano del pavimento, il che “…poneva grandi problemi di rapporti di misure, armonizzazione di linee, di masse e volumi. le misure, secondo lo scultore, dovevano essere suggerite dagli stessi rapporti costruttivi del tempio: il rettangolo doppio quadrato, 1:2” … “L’eccezionalità del carattere monumentale.. escludeva gli elementi del presepio tradizionale, eliminando quei tratti folcloristici e pittorico teatrali, pur d’effetto, ma fondeva gli elementi paesistici e della grotta per delineare con le masse una linea curva concava…”.
Nella relazione si legge che “… la simmetria, obbligata, era resa meno geometricamente scontata da una zona dinamica di linee a sinistra e una statica a destra equilibrantesi al centro nel Bambino, punto di convergenza anche della luce, massima e calda al centro, freddo e lunare ai lati, una illuminazione senza ombre..”.
Lo scultore montò una piattaforma in scala nel suo studio, per misurare gli effetti di scorcio e correggerli prospetticamente. Tutto questo si è perso, assieme alla configurazione originale delle statue, alle scenografia, all’ambientazione in Sant’Andrea della Valle e al ‘fuoco fisso’ dell’osservazione. Le statue , ridotte all’essenziale, hanno oggi una diversa rilevanza. Il bambino appare sovradimensionato per ragioni prospettiche sia perché la Madonna si trovava nel punto più alto della scena a oltre tre metri, sia prece doveva essere la replica esatta di quello ‘modellato da San Vincenzo Pallotti’ e come quello antico, smontabile per essere mostrato ai fedeli. In 3 mesi lo scultore realizzò i bozzetti delle statue a 1/3, compreso un plastico illuminato. Le statue furono abbozzate nude e poi vestire: si effettuò una ricerca storica e poi, per la posa, si noleggiarono i costumi dalle sartorie teatrali. Posò il figlio Sirio per il San Giuseppe, per il re Assiro l’ex campione di boxe Erminio Spalla, per il re Indiano inginocchiato un nerboruto ospite ottantenne del Cottolengo Don Orione, la testa è l’autoritratto dello scultore. Le statue furono realizzate in 9 mesi. Ferri rielaborò la Madonna michelangiolesca e San Giuseppe in senso spiritualistico: “..o tradizionalistico-classico, non soddisfacevano l’artista e i padri. Mi ritirai nel mio studio: c’erano la parte centrale, la parte spirituale, la più importante, dell’opera. Furono 60 giorni di lavoro continuo. Lavorai di giorno, lavorai di notte per vedere su luci violente gli effetti plastici”…”distaccare nettamente il mondo materiale, raffigurato dai Re magi, esaltando il mondo spirituale, raffigurato dai Re magi, esaltando il mondo spirituale con le linee purissime e semplici della Vergine”.
L’evoluzione stilistica della sua ricerca lo porterà a un cambiamento sostanziale nelle forme e nei panneggi che si può apprezzare anche contemporaneo bozzetto per il concorso di secondo grado per le Porte di San Pietro. I padri Pallottini in seguito, pressati da difficoltà economiche, perderanno interesse, e il presepe sarà collocato nella cripta della Chiesa Regina Pacis, dove verrà inaugurato nel 1952. Questo grande spazio voltato a crociera, ambiente particolarmente suggestivo, oggi accoglie degnamente il Presepe Monumentale.